Antefatti

Domenica 24 aprile 1949 il Grande Torino è atteso da una trasferta molto insidiosa, non solo per il valore degli avversari, ma anche per la distanza fra le due città.

Nell’Italia del primo dopoguerra i trasporti funzionano a singhiozzo e poche squadre possono permettersi un viaggio in aereo. Il Presidente Novo fa di tutto per rendere la vita meno difficile ai suoi ragazzi e organizza il viaggio per l’aeroporto barese nella serata di venerdì 22 aprile; ad attendere l’arrivo dei campionissimi granata ci sono il presidente de “la Bari” Tommaso Annoscia e l’ex giocatore della nazionale Raffaele Costantino, nonché un folto gruppo di appassionati.

La comitiva granata ha poi raggiunto la città in torpedone (come veniva chiamato allora il pullman).

Nella giornata di sabato i granata si sono rilassati con una bella passeggiata nel centro di Bari. I padroni di casa, invece, come “collaudo” in vista dell’impegnativo incontro, il venerdì avevano affrontato in amichevole il Molfetta, vincendo per 4-1.

Erbstein ha intenzione di riproporre la formazione che ha battuto (seppur faticando) il Modena la settimana prima, con l’eccezione di Martelli, riproposto terzino sinistro al posto di Maroso (infortunato), a sua volta sostituito in mediana dal giovane Rubens Fadini, che in silenzio si sta ritagliando ampi spazi nel fortissimo undici granata.

Il Torino giocherà con Valentino Mazzola, nonostante la sua assenza per gran parte della settimana, essendo andato a Vienna per sposarsi con la sua seconda moglie, la diciannovenne Giuseppina Cutrona.

Il Bari è allenato da una leggenda del calcio ungherese: György Sárosi. “Gyurka” in estate ha appeso le scarpette al chiodo dopo 449 presenze (e 422 gol!) con la maglia del Ferencváros e, siccome in Ungheria non tira proprio una buona aria, decide di espatriare in Italia dove, già alla nona giornata di campionato, trova impiego sulla panchina barese, sostituendo i connazionali András Kuttik, allenatore dalla 1ª alla 5ª e Ferenc Plemich, che invece aveva guidato il Bari per le sole tre partite successive (i Presidenti mangia allenatori esistevano già allora!).

A causa della giovane età Sárosi sulla panchina del Bari ha goduto di due “tutor” nel corso dell’annata: Raffaele Costantino (fino alla 15a giornata) e poi Francesco Capocasale, ex bandiera dei galletti, che lo accompagna anche in questa sfida contro i granata.

Bari-Torino è una partita che nella storia delle due squadre è risultata spesso cruciale: nella stagione 1942/43, all’ultima giornata, un gol di Valentino Mazzola, a quattro minuti dal termine, aveva sancito il primo scudetto del leggendario periodo granata (ai danni della sorpresissima Livorno), ma anche la retrocessione in cadetteria del Bari. Nella stagione 1946/47, alla trentacinquesima giornata di campionato, bastò uno 0-0 in Puglia per laureare matematicamente campione d’Italia il Torino sul campo del Bari, che a fine anno concluse il torneo addirittura al settimo posto (miglior risultato di sempre).

Le due squadre

Domenica 24 aprile 1949 lo Stadio Della Vittoria di Bari, costruito nel 1933 in pieno Ventennio (e per questo molto simile agli stadi di Bologna e Firenze, sorti nelle stesso periodo), è gremito di ben 38 mila spettatori: tutti i posti sono esauriti per quella che a Bari è vista come la partita più importante della stagione.

Alle 15.30 entrano in campo le due squadre: il Torino indossa la divisa estiva con maglia granata a maniche corte e colletto bianco, il Bari invece indossa una maglia bianca con maniche corte e collo a V rosso: bianchi i calzoncini per entrambe le compagini.

Il terreno di gioco non è un granché: il manto erboso è spelacchiato con ampie chiazze di terra sia nelle due aree che a centrocampo.

Il Torino si schiera con la formazione annunciata alla vigilia: Bacigalupo; Ballarin, Maroso; Castigliano, Rigamonti, Martelli; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola.

Il Bari invece risponde con una formazione un po’ diversa rispetto alle intenzioni dei giorni precedenti alla gara. La coppia Sárosi-Capocasale schiera un undici con il più classico dei WM, modulo ormai adottato da quasi tutte le squadre italiane.

Il portiere è Bepi Moro, l’unico autentico fuoriclasse della formazione pugliese, portiere tanto talentuoso quanto matto ed imprevedibile, senza ombra di dubbio uno degli interpreti più originali e discussi di tutta la storia del calcio italiano. Se il Bari è lontano, seppur di poco, dalla zona pericolosa lo deve soprattutto ai cinque rigori parati dal portierone trevigiano nel corso della stagione. Un record che sarà poi eguagliato da Renato Gandolfi nel 1951/52 con il Legnano (ironia della sorte riserva di Bacigalupo in quella stagione e sopravvissuto a Superga perché non partito per Lisbona) e da Luca Marchegiani nel 2003/04 con il Chievo Verona. Solo Samir Handanovič riuscirà a battere questo record neutralizzando sei rigori nella stagione 2010/11 con la maglia dell’Udinese. Il terzino destro è Pietrasanta, ex Alessandria, è il classico terzino roccioso e grintoso del calcio Anni Quaranta.

A sinistra gioca invece Stellin, nazionale olimpico nel 1948, prelevato in estate dal Genoa.

Lo stopper centrale, con la classica maglia numero cinque, è Carlini che con i suoi trent’anni è uno dei giocatori più anziani della squadra barese in cui milita dal 1939.

La coppia di mediani sistemisti è formata da Isetto e Orlando, due giocatori che danno tanta quantità.

Le due mezzali che completano il classico quadrilatero sono Sabbatini e Mihály Vörös, talento inespresso del calcio ungherese, che nella stagione 1945/46 aveva segnato la bellezza di 35 reti con la maglia dello Szeged (stessi gol segnati da un certo Ferenc Puskás con il Kispest Honved nel campionato magiaro).

Il tridente d’attacco è formato da altri due ungheresi: l’ala destra Kincses, ex Juventus, elemento molto duttile e polivalente dal punto di vista tattico e l’ala sinistra Hrotkó che anni più tardi vestirà anche la maglia prestigiosa dello Sporting Lisbona, preferito all’ultimo a Fiumi, ex dell’Inter.

I due magiari giocano così al servizio del giovane centravanti Giorgino che ha il compito di guidare l’attacco. Il Bari è una formazione che schiera più ungheresi (ben tre) che giocatori pugliesi (due, vale a dire il barese Orlando ed il leccese Giorgino) con i restanti sei giocatori che provengono da altre regioni italiane.

L’arbitro dell’incontro è il signor Vittorio Pera della sezione di Firenze, personaggio che già allora era molto chiacchierato e circondato da una nomea non proprio positiva, sarà lui infatti uno dei protagonisti indiscussi del match.

Cronaca della gara

Primo tempo

Pronti attenti, via ed anche il Bari capisce che prendere il Toro “per le corna”, aggredendolo con duelli continui a tutto campo è l’unica tattica possibile.

Per dieci minuti i granata restano sulla difensiva con il Bari che preme senza però creare grossi grattacapi per Bacigalupo. All’11 il Torino, su una delle prime azioni offensive, passa in vantaggio: Gabetto si incunea centralmente tra Orlando e Carlini con quest’ultimo che lo atterra a cinque metri dal limite dell’area.

L’arbitro Pera indica il calcio di punizione. Valentino Mazzola si incarica della battuta e con un’autentica prodezza da fuoriclasse porta avanti il Torino: il suo tiro a mezza altezza oltrepassa infatti la barriera e si insacca a fil di palo battendo imparabilmente Moro che prova il volo in extremis senza però raggiungere la sfera.

Reagisce subito il Bari con una punizione di Kincses che viene ribattuta dalla difesa del Toro, la palla arriva al mediano Isetto, appostato fuori dall’area, che fa partire un bel tiro, parato da Bacigalupo.

I campioni sono vivi e su un cross di Gabetto dalla sinistra (come sempre mobilissimo il centravanti granata), Loik non arriva per un soffio sul secondo palo, per la deviazione vincente. Alla mezzora Sárosi inverte le posizioni di Giorgino e Kincses con l’ungherese che passa al centro dell’attacco.

Bacigalupo prima pasticcia su un cross di Giorgino con una presa a due tempi e poi con un bel volo accompagna il bolide di Sabbatini che si spegne a lato. Sul finire del primo tempo il Torino riprende ad attaccare a pieno organico con i due terzini Ballarin e Martelli che si inseriscono in attacco come ali aggiunte. In un’occasione, sugli sviluppi dell’attacco granata, la difesa del Bari tarda a liberarsi della sfera e così Ballarin, avanzatissimo, ruba il pallone a Orlando e fa partire un insidioso cross rasoterra che Gabetto sul palo lontano non riesce a deviare in spaccata per un soffio.

Il Bari, comunque, pur subendo l’iniziativa dei campioni, continua ad affacciarsi nella metà campo avversaria: dopo uno scambio Sabbatini-Giorgino la palla perviene a Kincses che fa partire un tiro parabolico molto insidioso: Bacigalupo è ancora una volta strepitoso nel deviare in corner la sfera. Ancora lo scatenato Sabbatini, tra i migliori in campo, rovescia in area un pallone da posizione defilata, Orlando non aspettandosi di avere la porta spalancata cincischia troppo sulla sfera e la difesa granata lo chiude mentre sta per calciare; durante il contatto (assolutamente regolare) Orlando subisce una storta alla caviglia e viene spostato all’ala con l’inesauribile Sabbatini abbassato in mediana.

Su questa azione termina un primo tempo molto vivace e ben giocato da entrambe le squadre.

Bari-Torino

Secondo tempo

Bene il Bari, sponda di Kincses per Giorgino, tiro fiacco del numero nove che Bacigalupo para senza difficoltà in due tempi.

Poi al 2’ sale in cattedra il primo grande protagonista della gara: l’arbitro Vittorio Pera che, dopo aver tollerato per tutto il primo tempo il gioco duro dei galletti, non vede un fallo di mano clamoroso di Stellin in area di rigore (l’arbitro era a pochi passi…).

Pochi minuti dopo risponde “presente!” il secondo grande protagonista: il portiere del Bari Bepi Moro che devia con il braccio sinistro un diagonale potente di Mazzola che stava per spegnersi nell’angolino basso, una parata pazzesca che provoca addirittura un gesto di incredulità nel capitano granata, della serie “ma cosa mi ha preso questo?!”.

Per circa un quarto d’ora si gioca ad una porta sola con Moro che letteralmente blocca da solo gli attacchi furibondi del Torino con parate e uscite spettacolari.

Ad un certo punto Mazzola decide di “farsi giustizia” da solo e si mette a scartare in maniera maradoniana tutta la difesa avversaria, giunto davanti a Moro però sbuca un piede di Isetto che sgambetta il capitano granata, rigore netto, ma l’ineffabile Pera non vede nulla; il pubblico barese applaude la grande azione di Capitan Valentino… Quello del Torino è ormai un vero e proprio arrembaggio: passaggio di Loik, botta di Ossola, deviazione di Isetto, Moro è spiazzato, ma con un gran colpo di reni riesce a cambiare all’ultimo la direzione del tuffo e ad abbrancare la sfera prima che entri in rete.

Attorno al ventesimo minuto il Torino allenta la pressione al 21’ viene subito castigato. Sugli sviluppi di un corner gli attaccanti del Bari improvvisano una bellissima azione in stile Playstation, tutta palla a terra: da Giorgino a Kincses, da Kincses ad Orlando, Rigamonti si butta sulla palla, ma non riesce ad allontanarla, Kincses riprende la sfera e serve con un breve tocco verso il centro l’accorrente Vörös che da due passi gonfia il sacco, Bacigalupo immobile, non ha neanche accennato al tuffo con l’intero stadio che esplode in un boato fragoroso.

La partita di fatto termina qui: il Torino accusa il colpo ed inizia a giocare in modo molto nervoso con il Bari che, protetto dall’arbitro, continua con il suo gioco duro e senza fronzoli. Al 35’ il Torino prova a vincerla con una mossa azzardata: Erbstein, infatti, manda Rigamonti all’attacco, al fianco di Gabetto, per dare muscoli e centimetri al settore offensivo, Fadini viene retrocesso al centro della retroguardia, mentre Loik viene arretrato in mediana, addirittura Castigliano viene avanzato di posizione con il Toro che di fatto chiude con una sorta 3-1-6 rischiosissimo.

La tattica però non paga, anche perché Pera nel finale dà il meglio di sé: l’arbitro fiorentino, infatti, non vede un altro mani nell’area di rigore barese (questa volta il tocco è stato di Isetto), poi Mazzola segna il gol della vittoria, che però gli viene annullato per una carica su Moro. Al 44’ la perla finale: su uno dei pochi contropiedi concessi dal Bari, Gabetto si invola da solo verso la porta di Moro, ma Pera pensa bene di emettere il triplice fischio a tempo regolamentare non ancora scaduto.

Post-partita

Stati d’animo agli antipodi: i giocatori del Bari sono al settimo cielo per aver bloccato i campioni granata, con questo risultato la salvezza è ormai sempre più vicina, perché sono sette i punti di distacco dalla coppia Modena-Livorno che chiude la graduatoria.

Due in particolare sono i giocatori più raggianti: la mezzala Vinicio Sabbatini, che ha ricevuto una cassa d’arance come premio per essere stato il migliore in campo ed il portiere Moro. Sarà proprio grazie questa super prestazione che i dirigenti del Torino, dopo la tragedia di Superga, decideranno di includere il portierone veneto nell’undici che ha affrontato il River Plate il 26 maggio 1949 e poi in Coppa Latina, in Spagna, qualche settimana dopo.

Nella stagione 1949-50 Moro sarà riconfermato tra i pali del Torino come erede del grande Bacigalupo, ma la sua avventura in maglia granata non sarà tra le più felici. In casa Torino invece ci si lecca le ferite anche se da Lucca arriva una notizia che fa rallegrare la comitiva granata: la Lucchese ha bloccato sullo 0-0 l’Inter, per cui il Toro andrà a San Siro la settimana successiva a disputare lo scontro diretto, con quattro punti di vantaggio sui nerazzurri.

Il 3 maggio il Torino ha infatti in programma la fatidica amichevole a Lisbona contro il Benfica: i dirigenti torinisti sono ancora riluttanti ad andare in Portogallo, specie se Mazzola e soci dovessero perdere a San Siro. Per quanto riguarda l’arbitro della partita, Vittorio Pera, nella stagione successiva sarà al centro di uno scandalo di partite truccate e verrà radiato per sempre dal mondo del calcio. Ripensando bene a certe dinamiche di Bari-Torino i sospetti di una gara “aggiustata” dall’arbitro ci sono tutti.

Francesco Scabar